13/10/09

NEW ITALIAN EPIC - breve appunto

Questa formula non annuncia un manifesto, che contiene regole cui attenersi per essere partecipi di un certo fenomeno artistico, ma piuttosto annota un album di letteratura comparata riguardante la narrativa italiana, partito dalla pubblicazione on line di un memorandum, ovvero di una serie di appunti, di cose da ricordare trattate per sommi capi, in vista di un dibattito che Roberto Bui (Wu Ming 1)sperava ci sarebbe stato, e che in un anno ha infatti sollevato polemiche e interventi in gran numero ( è stato scaricato da circa 50.000 persone, molto per un testo di critica letteraria). Evidentemente venivano toccati punti nevralgici che trascendevano la semplice dimensione letteraria. In questa prima sintesi si è cercato di tenere conto delle indicazioni provenienti dal basso, dalla comunità allargata dei lettori, monitorando la catalogazione spontanea, selvaggia, degli stessi lettori sui blog letterari , sui social networks come aNobii,sui commenti delle librerie on line,ecc. Ne è uscito un workshop dialogico e aperto che ha costituito il materiale per un intervento di Bui alla MacGill University di Montrèal sulla letteratura italiana contemporanea e uno al MIT di Boston. La stesura scritta, prima come 1.0, poi come 2.0 con vari arricchimenti, poi nella versione3.0 edita da Einaudi Stile libero, comprendenti interventi di Wu Ming 2( Giovanni Cattabriga) a Siviglia, voleva essere un’apertura al dibattito. La presentazione cartacea dell’oggetto libro ha suscitato reazioni vivacissime da parte di una certa casta di critici letterari( ad es. Laporta, Rondolino e Trevi hanno accusato i Wu Ming di fare autopropaganda, di evadere dal ruolo di letterati per fare i critici, di occuparsi di un genere letterario “basso”, ecc.)che si sono sentiti scavalcati sul loro terreno e anche sul piano metodologico, visto che la NIE non si muove per autori, ma per opere. In questo libro, New Italian Epic, si afferma che negli ultimi 15 anni si è formato una specie di campo di forze formato da opere letterarie, chiamato appunto NIE, con alcune caratteristiche di base comuni: nel periodo considerato, dal 1993 fino al 2008, le narrazioni emergono in un contesto nazionale e internazionale mutato, quello della Seconda Repubblica , del crollo del muro di Berlino, della fine della guerra fredda, di tangentopoli, del G8 a Genova, della guerra in Jugoslavia, in Irak e in Afganistan, ecc. Di tutto ciò le opere NIE recano traccia in maniera particolare, propria soltanto della realtà letteraria italiana: siamo un paese anomalo con una storia anomala e un presente anomalo e i fenomeni presentano delle peculiarità che rendono le opere riconoscibili come distintamente italiane. Dunque: NEW, perché riguardano l’ultimo quindicennio; ITALIAN, perché riconoscibili come distintamente italiane; EPIC, perché si tratta di grandi narrazioni corali che coinvolgono i destini collettivi di genti, di classi sociali,di nazioni; sono epopee, saghe piene di personaggi, che in allegoria raccontano questa fase della nostra civiltà, piena di confusione e permeata da un senso di catastrofe incombente, dal punto di vista ecologico, sociale, progettuale, ecc. L’ampiezza di sguardo è “massimalista” e contrasta col minimalismo letterario postmoderno di chi non prende posizione, proprio di molta letteratura degli anni 80 e 90. Sull’epic bisognerà ritornare, perché è il concetto più ricco e complesso.
Oltre a questi tre pilastri ci sono altre caratteristiche che si combinano e si intersecano in vari modi, dando luogo a una nebulosa dai confini sfumati,cangianti, in fieri.
La descrizione del campo di forze NIE, come si è detto, si applica alle opere, non agli autori. Facciamo alcuni esempi:
in Andrea Camilleri è NIE La presa di Macallè, Maruzza Musumeci, Il re di Girgenti, Privo di titolo, ma non tutto il ciclo di Montalbano.
In Carlo Lucarelli è NIE L’ottava vibrazione ma non Almost blue.
In Massimo Carlotto è NIE I cristiani di Allah e Gli irregolari, ma non I libri dell’alligatore.
In Giuseppe Genna è NIE Italia de profundis e Dies irae, ma non Nel nome di Ishmael.
In Enrico Brizzi è NIE L’inattesa piega degli eventi, ma non Il pellegrino dalle braccia d’inchiostro.

Come si vede, non è lo scrittore, ma ciò che scrive, il libro, che viene di volta in volta considerato come appartenente a quello stesso campo di forze elettrostatiche chiamato NIE. Ciò spiega lo spiazzamento di molti critici letterari, che viceversa operano per autori, quasi la loro opera costituisse un filone omogeneo.
I libri NIE condividerebbero "almeno la metà" di questa serie di caratteristiche:
1. Rifiuto del tono ironico tipico della narrativa postmoderna degli anni Novanta, in favore di un ethos accorato e partecipe.Ci si sporca le mani con le parole, accettando la loro funzione “educativa”, cioè di invito a riflettere sui valori e sul progetto di una comunità. Si veda su questo la parte del libro curata da Wu Ming 2 con il titolo La salvezza di Euridice
2. Particolarità e molteplicità dei punti di vista narrativi all'interno dell'opera, che giungono in molti casi ad adottare lo sguardo di oggetti inanimati e di entità immateriali.
3. Ricerca di un connubio tra complessità narrativa e leggibilità, attraverso l’eliminazione della dicotomia tra popolare (di genere, come la giallistica) e sperimentale (avanguardia). L’uso della ligua, delle grammatiche e delle retoriche è innovativo senza però il timore di cadere nel popular
4. Frequente ricorso a una sorta di "u-cronia potenziale", ossia alla narrazione di fatti e momenti storici in cui era presente il germe di un futuro alternativo.
5. Una sperimentazione e stilistica "dissimulata", che si nasconde cioè sotto una superficie linguistica solo apparentemente "semplice", "chiara" e "diretta".
6. "Oggetti narrativi non identificati" (UNO). Ossia, molti dei prodotti del NIE non sono romanzi, o meglio, non sono classificabili né come romanzo né come altro tipo di testo, perché sono composti in maniera inestricabile di troppe e troppo diverse tipologie descrittive e narrative, dal saggio alla poesia, dall'inchiesta alla diaristica.
7. Sono opere transmediali e in qualche modo "collettive". Danno infatti spesso avvio a una serie di sviluppi, di spin-off e "riappropriazioni", in una modalità che i Wu Ming associano alla "natura 'disseminata'" dell'epica greca antica.
Il saggio prosegue con un capitolo in cui viene presentato il concetto curioso e interessante di "allegoritmo", che consiste in un'allegoria le cui chiavi interpretative sono collegabili al contesto di lettura dell'opera, che è per definizione ipotetico e rinnovabile, per cui l'algoritmo allegorico rinnova nel tempo le possibilità interpretative dell'opera, rendendola - come dire - resistente alle intemperie, e quindi candidabile allo statuto di classico.
L'ultimo capitolo è un'invettiva contro l'antropocentrismo, in cui veniamo invitati a considerare il futuro come una catastrofe certa, un'estinzione inevitabile; e a lottare forti di questa consapevolezza contro quanti fanno "di tutto per accelerare il processo di estinzione e renderlo il più doloroso - e il meno dignitoso - possibile". La sezione curata da Wu Ming2 è meno centrata sull’analisi linguistico-letteraria e più sulla riflessione filosofica attorno al compito della letteratura e alle finalità- modalità espressive del narratore,il cui ruolo, soprattutto nella NIE, è sempre altamente testimoniale.

A cura del prof. Vittorio Pontello

P.S.
Per i soci interessati, non appena metabolizzato l'incontro di ieri, sarà organizzata una sessione per approfondire la tematica, con dibattito e letture.
I soci suddetti sono pregati di contattare via mail lo Spritz per decidere insieme una data utile, prima che l'argomento venga rimosso del tutto.

Nessun commento: