12/11/09

CI SIAMO DATI ALL'...IPPICA!

E già, ci è voluto un giorno intero per metabolizzare l'incontro con Cavalli.
L'adesione è stata ottima, l'interesse alto e l'esposizione: entusiasmante.
Per chi era presente, il quadro qui rappresentato, ha ora un significato diverso.
Velasques e il romanzo, quello propriamente detto, non le storie di para-letteratura, cosa potranno avere in comune?
Para... che? No, niente scurrilità, trattasi solo di libri nati per vendere, non per restare nella storia della letteratura. Romanzi non intaccabili nè dal tempo nè tantomeno dai giudizi dei lettori non ce ne sono molti, ed in Italia sono stati scoperti, perchè tradotti, un po' in ritardo rispetto al resto d'Europa. Oppure autori italiani, mal digeriti a scuola, come Manzoni ad esempio, che per leggere i "Promessi sposi" pare che prima ti devi studiare tutta lastoria dell'epoca. Ma Manzoni voleva esser letto da storici, intellettuali o da tutti?
E se leggendolo hai delle curiosità, te le soddisfi, dopo o durante la lettura, oppure te le appunti ed un giorno, casualmente, saranno chiare. Perchè un romanzo stimola la curiosità, induce ad una visione obliqua o riflessa della realtà, provoca emozioni descritte in maniera non scontata o immediata.
Di quante cose interessanti s'è parlato ieri, per lettori o scrittori in erba.
Di libri veri, pericolosi, perchè una volta letti rendono estremamente strette le maglie della selezione qualitativa. Non è: quanti libri hai letto, la domanda corretta per uscire dalla mediocrità, ma: quali? Siamo collezionisti, archivi ambulanti o lettori consapevoli?
Ed il rispetto? Già, quello dello scrittore nei confronti di chi lo legge, donando capolavori. Quello dei lettori per lo scrittore, dando la meritata attenzione alle parole che si susseguono.
Non si legge Proust aspettando il tram. Si legge Proust sapendo cosa si sta affrontando, per rispetto, altrimenti meglio lasciar perdere.
Non si tratta di essere nè saccenti nè spocchiosi, ma consapevoli.
Qualcuno, da ieri, leggerà con occhi diversi?

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Questo non vuol dire leggere solo classici o opere omnie, ma per crescere come scrittori di qualità, bisogna avere una base culturale solida. Se poi questa non ci farà comprare tanti libri "bancarella", vorrà dire che avremo risparmiato soldi e tempo!

Anonimo ha detto...

Interessante la disquisizione di Cavalli sul romanzo:
certo ha aperto a me e spero anche ad altri lo sguardo su un nuovo modo di fare "lettura".
Ma io penso che anche chi non ha una solida base culturale possa comunque cercare,frugare fra tanti diversi testi e poi raccogliere un suo modo di fare lettura, quella che a lui sta bene, che lo fa stare bene. E cosi può anche "educarsi", migliorare e allora dico " avanti al trotto con il cavalli"
emma

Anonimo ha detto...

Finalmente qualcuno di autorevole distingue tra paraletteratura e letteratura: tutti questi scrittori che cercano di fare centro col noir--per carità hanno ragione: se funziona magari si fanno soldi a palate, come Faletti. MA è di questo che stiamo parlando? NO.
Personalmente non leggo noir, gialli, thriller, fantasy e chi più ne ha....
Da sempre cerco nel romanzo, ma anche nella poesia, una verità, che non è fatta solo di esplicite scoperte sulla vita, ma anche di atmosfere, e soprattutto di capacità di raccontare l'indicibile, qualcosa che ti entra dentro e che ti fa dire: è così!
I grandi, come diceva Cavalli, ti fanno crescere, perchè ti fanno capire un pezzo della vita, lasciandoti un'emozione che ti accompagna e riverbera dentro. Dei grandi ricordo persino dove ero quando li leggevo, come stavo seduta (sepolta nel divano del tinello buono) e quanto tempo ci ho passato sopra. Perchè non potevo fare altro.
Paola C