20/03/12

DAL QATAR... SOLO RITORNO

Si direbbe un Porto Marghera avveniristico!
Perchè siamo interessati a Dhoa (Qatar)?

Perchè una nostra spritzata è appena tornata.
Ma non era in vacanza, doveva restarci un anno!
50 son bastati e forse avanzati.
Così abbiamo deciso di scrivere dei brevi racconti sulla sua esperienza, aggiungendo le incomprensioni tra uomini e donne, come che c'entra? Lei è partita per raggiungere il suo lui.
Sono tornati insieme, ma ci reseranno?
Questo è il dilemma di Bea!

Ecco qualche incipit...

di Amneris
- Quattromila euro, ho sentito bene?
- Uno stagista, un mese, quattromila euro – e rinforza la frase con quattro dita ben spalancate davanti al mio viso ancora stupito.
- E tu cosa gli fai fare? Deve pur guadagnarseli... quei soldi. Son tanti. A te non li danno e sei l'ingegnere capocantiere responsabile ventiquattrore su ventiquattro.
- Mentalità italo-vicentina con senso di colpa se non si merita lo stipendio, vero? Cambiamo discorso e pensiamo alla serata di domani. Proprio lui, lo stagista ci, dico ci, ha invitato a visitare il villaggio di quello zio che lo ha infilato nella lista degli eletti da quattromila euro. Siamo invitati anche a cena, ma ti avverto fin da adesso che non ci saranno le loro donne, loro non possono sedersi con gli uomini, tantomeno con stranieri. Cosa dici? Rifiutare m'incasinerebbe... e poi tu puoi almeno uscire da qua a ...
- Uh, vedere il deserto, vero? Radicale il cambiamento. (to be continued)
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di Bea (l'interessata)
 
“Cinquanta giorni. Ti dico che non resisterai di più, credimi”. Il ricordo della voce stridula di Pamela all’altro capo del telefono mi risuona in testa durante il volo targato Qatar Airlines: sei  ore non-stop allietate da film-musica-videogiochi-spuntini-pranzo ed eccoti catapultato a Doha.
Megera spocchiosa. Cosa ne sa lei? Pamela non avrebbe mai scommesso un centesimo sulla mia scelta e di sicuro non ci crederà, quando le dirò che sto per trasferirmi davvero qui.
Non mi mancava questa umidità, sono sincera, ma tanto hanno inventato l’aria condizionata, grazie al cielo.
“Taxi!” Arriva una delle berline verde acqua della Karwa e l’autista-tipo con la solita deferenza fasulla quanto basta (potrà forse abbindolare i qatarini, ma con chi crede di avere a che fare ora?!) mi accompagna al Kempinskiy – ebbene sì, da oggi solo il meglio per me.
“Good afternoon, mom...” L’addetto alla reception (filippino? Malese forse) mi consegna la chiave, ormai mi conoscono qui, ci mancherebbe altro.
Mentre salgo i 26 piani fino alla mia – nostra – suite, mi si fionda in mente l’espressione incredula di Francesco quando gli ho dato la notizia. D’altra parte non potevo sperare che l’avrebbe presa bene. (to be continued)
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di Enrico

Non ho mai pensato realmente che fosse la soluzione migliore, ma l’amore fa fare tante stupidaggini, quando sei lì in atteggiamento adorante verso un’entità priva di difetti, non ci pensi tre o quattro o cinque volte, parti subito e sempre verso quel sacello che odora di incenso e sandalo e ti ipnotizza,  quel mausoleo chiamato amore.
Non ho mai pensato che fosse la soluzione migliore, ho solo avuto la ferma convinzione che quella fosse l’unica cosa da fare.
Certo, col senno di poi...ma prima non hai il senno di poi, e mi viene da pensare che a questo punto il senno del poi non serve proprio a niente, in termini pratici, se aggiungi poi al pacchetto “amore” il fatto che in fin dei conti non conosci affatto la persona con cui stai assieme, non fosse altro che una persona non è un libro, dove sta tutto scritto nero su bianco, quel poco che conosci è grigio, un nero al 30%, quindi sbiadito per lo più, senza contare che una persona cambia con il passare del tempo, dei minuti direi.                       (to be continued)


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